Nella puntata di La Bussola del Welfare, che è andata in onda lunedì 11 febbraio su Million Business Radio, abbiamo parlato di welfare aziendale e previdenza integrativa.
Con welfare aziendale si intende l’insieme di benefit contrattuali che accrescono il benessere del lavoratore e della sua famiglia attraverso un modo diverso di erogare la retribuzione. Il welfare aziendale, accrescendo il benessere delle persone, accresce quello del contesto sociale in cui l’azienda opera e quindi ne accresce la brand awerness e l’appetibilità come azienda in cui andare a lavorare.
L’evoluzione del welfare aziendale
Fino al 2016 le uniche norme che si sono occupate di welfare sono stati gli articoli 51 e 100 del Testo Unico delle Imposte sui Redditi – TUIR (DPR 917/1986), contenenti indicazioni su prestazioni quali buoni pasto, previdenza complementare, sanità integrativa e alcune forme di protezione sociale offerte dal sistema delle assicurazioni, lasciando fuori un’ampia gamma di servizi, quali trasporti, asili nido, servizi sanitari, sostegno alle famiglie, libri di testo, vacanze estive e così via.
Con le Leggi di Bilancio 2016 – 2017 – 2018 sono stati introdotti incentivi che permetto di trasformare in welfare il premio di produttività legato ai risultati aziendali (incrementi di produttività, redditività, qualità, efficienza e innovazione delle imprese italiane), andando ad ampliare la gamma dei benefit oggetto di welfare aziendale: dai buoni pasto, ai rimborsi per l’acquisto dell’abbonamento per il trasporto pubblico, a prestazioni destinate alla previdenza complementare.
In termini fiscali e di potere d’acquisto, questo comporta un grosso vantaggio per il lavoratore. Infatti quando i premi di risultato vengono corrisposti in denaro, sono tassati con l’imposta sostitutiva IRPEF del 10% e assoggettati ad un contributo INPS del 9,19%. Se lo stesso premio viene convertito in benefit di welfare aziendale, invece, non viene applicata alcuna tassa e non è dovuto alcun contributo all’INPS.
Welfare aziendale, i vantaggi di convertire in previdenza integrativa il premio di risultato
Uno dei benefit previsti dal piano di welfare aziendale riguarda la previdenza integrativa: il dipendente può convertire, in tutto o in parte, il premio di risultato in contributi al fondo pensione (chiuso, aperto o PIP) al quale è iscritto.
Convertire il premio di risultato in contributi di previdenza integrativa ha i seguenti vantaggi:
- Aumento della deducibilità fiscale: fino a 3.000 euro la parte di premio di risultato versata nel fondo pensione è deducibile e l’importo si somma ai 5.164,57 euro di contributi già deducibili, portando l’ammontare deducibile annuo a 8.164,57 euro.
- La parte dei premi di risultato convertiti in pensione integrativa non viene tassata: i premi di produttività versati nel fondo pensione, anche se dedotti, resteranno eccezionalmente esenti dalla tassazione finale al momento dell’erogazione della pensione integrativa.
- Risparmio contributivo: è prevista un’esenzione integrale del premio di risultato dall’imposizione fiscale contributiva dovuta all’INPS facendo risparmiare sia al lavoratore che all’azienda l’aliquota prevista del 9,19%.
Di come è normata la previdenza integrativa, di quali sono i suoi vantaggi in termini di risparmio fiscale e di quali sono i criteri da prendere in considerazione per scegliere il fondo pensione più adatto alle nostre esigenze, ne abbiamo parlato in Previdenza Integrativa, come e perché.