No future versus Futuro Aperto . Continuità o disruption nei comportamenti di risparmio dei millenials e dei nativi digitali?

L’aspettativa che abbiamo verso il futuro è fondamentale nell’influenzare la nostra propensione al risparmio. Questo vale a maggior ragione nei confronti dei giovani che attualmente si affacciano sul mondo del lavoro e del risparmio, in un contesto dominato dall’incertezza e dalla vertiginosa velocità del digitale.

Se pensiamo alla maniera negativa del movimento punk ( è loro il famoso slogan “no future”), non dovrebbe esserci motivo per risparmiare, ma piuttosto, vivere e consumare le nostre vite (“vivi più che puoi” diceva il replicante nella scena finale di blade runner) all’opposto, se il futuro è aperto, come sostenevano Popper e Lorenz in un bellissimo libro-conversazione (Il futuro è aperto – Karl R. Popper, Konrad Lorenz, Franz Kreuzer – 2002), il nostro impegno e la nostra attenzione verso il risparmio saranno elevati in quanto appare sensato destinare una buona fetta delle nostre risorse alle nostre esigenze e vita futura, che possiamo,anzi, abbiamo quasi il dovere, di immaginare “migliore” del presente.

Come si pongono i millenials ed i nativi digitali rispetto al futuro?

Potremmo avanzare l’ipotesi che, proprio perché digitali, i giovani vivono immersi in un “infinito presente” , per cui hanno pragmaticamente risolto le due citate antitesi (no future versus futuro aperto), nella sintesi de “il futuro è adesso”, o meglio, “La Vita è adesso”, come mirabilmente espresso nella canzone di Claudio Baglioni.

Ma perché è importante e fondamentale che i giovani siano coinvolti adesso su un discorso riguardante il risparmio?

Perché, a meno che non appartengano agli happy few che possono beneficiare della sicurezza e del sostegno di importanti patrimoni familiari (ed anche qui ci sarebbe da discutere, visto l’aspettativa condivisa da tutti gli esperti in materia di un innalzamento delle tasse di successione), i giovani potranno contare sempre meno sul sostegno della famiglia tradizionale, che, del resto, è anche lei soggetta ad una veloce mutazione.

Fino a circa 20 anni fa, il perno del nostro sistema previdenziale era la tacita solidarietà intergenerazionale, basata sul modello delle overlapping generations, dove chi lavorava pagava le pensioni a che era in quiescenza.

L’offerta dell’industria assicurativa e del risparmio gestito

Il Risparmio previdenziale va opportunamente cominciato dal primo anno di vita. Ma le Compagnie e gli intermediari finanziari sono pronti? A febbraio 2018 Rob Gardner metteva in evidenza i vantaggi di accumulare 6 euro al giorno, sin dalla nascita, per figlio, in modo da costruire un adeguato capitale ad uso ad esempio
previdenziale, grazie alla ben conosciuta formula dell’interesse composto. Il ramo primo delle assicurazioni, che prestava per naturale predisposizione proprio questo tipo di servizio, tende ad essere dismesso dalle compagnie stesse perché troppo oneroso. Bisognerà tenere conto della necessità di strumenti finanziari alternativi che possano in regime di efficacia ed economicità, permettere di predisporre tali strumenti finanziari di lunghissimo termine. E’ necessario un ripensamento delle regole da parte di tutti gli attori dell’offerta, con la creazione di un tavolo permanente di confronto e discussione che comprenda gli intermediari finanziari, le piattaforme
tecnologiche, i millenials. Una nuova stagione della Concertazione Previdenziale, così come è già avvenuto in altro ambito, negli anni 90’, come ricorderanno quelli di noi che hanno qualche capello bianco .

Adesso il modello si è paradossalmente invertito: è un fatto che la generazione dei Millenials ha bisogno di aiuto dalle generazioni che li hanno preceduti, ad esempio tramite trasferimenti anticipati di parte dei lasciti dei propri nonni o genitori.

Ma questo è un esacamotage provvisorio, in quanto, gradualmente ma costantemente, saranno le stesse nuove generazioni, che dovranno provvedere in modo individuale al proprio sostentamento futuro e dovranno crearsi o, meglio, inventarsi, una propria previdenza individuale, in quanto, parlando in termini tecnici, il maggior rischio che queste dovranno affrontare, è il rischio di sopravvivenza, ovvero, di poter contare su flussi di risorse finanziarie anche nella terza e nella quarta età.

A parte il discorso della impellente ma non ancora emersa necessità di una “Nuova Alleanza” (parafrasando Ilia Prygogine) tra giovani e vecchi , come raccontato in modo ironico ed inquietante da Michele Serra ne “Gli Sdraiati” , vogliamo qui soltanto suggerire alcune modalità che potrebbero favorire la propensione al risparmio previdenziale giovanile.

Come afferma Davide Giudice, su Investire 2-2018, solo 1 giovane su 5 ha aderito alla previdenza complementare. Tale evidenza empirica indica chiaramente che il mercato della previdenza complementare non sarà mai un mercato di domanda (come, per la prima volta nella nostra storia finanziaria, è il mercato assicurativo nel suo complesso), come messo bene in luce dalla finanza comportamentale, i giovani sono naturalmente portati a sottostimare l’impatto di una situazione che si paleserà piuttosto avanti nel tempo.

Quali leve sarà necessario usare per innalzare la propensione giovanile al risparmio?

Orbene, è assolutamente necessario che ci si concentri su quali leve, con l’ausilio di tecniche moderne quali il Neuromarketing, sarà necessario usare per innalzare la propensione giovanile al risparmio previdenziale. Senza un consapevole e costante utilizzo in funzione etica del Neuromarketing , calibrato sulle caratteristiche dei Millenials, l’adesione giovanile alla previdenza complementare sarà sempre sottodimensionata rispetto alla reale dimensione del problema.

Si prospetta uno scenario futuro incentrato sulla tecnologia che mostra scenari interessanti. L’accesso alla previdenza complementare potrebbe non passare più tramite la promozione di un consulente-persona, in quanto questa attività ha dei costi fissi notevoli, ed è fondamentalmente diretta alle generazioni che precedono i millenials, oggettivamente dotate di maggiore ricchezza finanziaria e che perciò possono permettersi di pagare fees di consulenza, ma attraverso una app, che sia veloce, semplice, emozionante e sincera e soprattutto economica nella gestione.

Tale app dovrà essere totalmente libera e flessibile nella gestione del piano, andando incontro ad una realtà professionale dei Millenials che comporterà plausibilmente molte variazioni di attività e di reddito nell’arco dell’esistenza,dando la possibilità di versare da subito anche dei micro-importi. Qualcosa di molto simile ai salvadanai digitali che concepiti per il mercato dei millenials, si stanno diffondendo nel nostro paese (vedi articolo “3 salvadanai digitali per accumulare risparmi e farli fruttare”, di Simone Cosimi, Wired, edizione digitale del 10 aprile).

La differenza, come dicevamo prima è che il risparmio previdenziale giovanile non può decollare da solo, ma condizione necessaria ed auspicabile sarebbe una campagna comunicativa quadro, come ad esempio le campagne di Ania o della presidenza del consiglio dei ministri (una PSA o Public Service Announcement), che faccia leva , in senso etico, sui richiamati principi del neuro marketing, cercando di mettere il fuoco su quale sia il rischio, e quindi il pain, di avere una intera generazione futura con un potenziale esplosivo gap di welfare, sia pubblico che privato.

Inps 4.0 tra platfirm e vecchie marche previdenziali per intercettare il risparmio previdenziale dei giovani

La previdenza pubblica dovrà al più presto dotarsi di una nuova sensibilità tecnologica e sociale verso le nuove generazioni, dotandosi di una platform, o, meglio, trasformandosi in una “platfirm” e concependo, dal punto di vista giuridico e tecnologico, delle app previdenziali che possano permettere ai giovani, che sia come lavoratori dipendenti che come liberi professionisti o imprenditori, affronteranno una vita lavorativa che contemplerà verosimilmente parecchi cambiamenti di status professionale ed estrema varianza dei redditi percepiti nel tempo. La nuova “app previdenziale” dovrà essere concepita in un’ottica di micro risparmio, e dovrà essere uno “smart engager”, nel permettere ai giovani di versare anche piccole cifre, ad esempio a partire da 5 euro, un po’ come si faceva con le vecchie marche previdenziali, per i lavori saltuari, che potevano acquistarsi in tabaccheria. Inoltre, è necessario dare ai giovani , in uno scenario complessivamente confuso, di avere almeno una “certezza matematica”, ovvero una obbligazione di risultato, sugli importi versati , la rivalutazione dovrebbe essere agganciata ad un paniere di titoli di stato a lunga scadenza (come ad esempio il btp 25) e non , come accade oggi, alle variazioni quinquennali del pil.

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Informazioni su Stefano Marotta

Stefano Marotta opera nel settore assicurativo dal 1995. Provenendo dal settore delle ricerche di marketing e della consulenza di direzione, ha sempre concepito la sua professione come consulenza e servizio, cercando per i suoi clienti soluzioni personalizzate ed innovative, studiate di volta in volta sulla base di specifiche esigenze e bisogni. Ne tempo ha perfezionando la sua formazione, in campo giuridico, finanziario, commerciale ed ha consolidato le esperienze nei rami elementari e vita, con specializzazione nel campo della previdenza complementare e dell'assistenza sanitaria integrativa.
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