Compagnie e grandi broker, in varie occasioni, hanno cercato di creare un sistema in grado di stabilire in modo “oggettivo” le necessità assicurative dei loro clienti per costruire una polizza assicurativa con le coperture ad esse “oggettivamente” adeguate.
In base ai dati ed alle informazioni immesse, il sistema elabora la soluzione assicurativa “oggettivamente” giusta, senza essere sviata da interessi di parte!
Una meraviglia. Ma questo sistema ancora non c’è. Potremmo chiederci perché, in tempi di “AI”, con la guida autonoma alle porte, non si sia ancora giunti a tale sistema, per quanto complesso.
Ma forse la domanda più interessante da porsi è un’altra: davvero servirebbe?
Poniamo per ipotesi che tale sistema esista. Inseriamo i dati ed il sistema restituisce un output completo e dettagliato: una o più polizze con relativi valori, condizioni e premi. In tutta trasparenza e correttezza.
Questo convincerebbe il cliente? Davvero acquisterebbe subito la polizza assicurativa certo di aver fatto la cosa giusta?
Sappiamo che è un’ipotesi difficile da immaginare. Perché?
Tentiamo una risposta: perché ciò che è oggettivo per un “assicuratore” non lo è per un “acquirente”
Questo è un punto chiave.
Se compro del pane e lo chiedo “croccante” quel “croccante” ha lo stesso significato sia per chi vende che per chi compra, e così “sgrassante” per un detergente, o “veloce” per un’automobile.
Al contrario, “massimale sufficiente”, “garanzia adeguata”, “franchigia accettabile”, hanno invece significati chiari per l’uno ma incomprensibili per l’altro.
Quindi, allo stato attuale, per chi compra non ci può essere una polizza “oggettivamente” giusta perché non se ne comprendono i contenuti.
Questo è un problema che pone a tutti gli attori assicurativi una domanda: come si fa a rendere “croccante” una polizza assicurativa?