Quando si affronta il tema degli infortuni siamo portati ad analizzarlo quasi esclusivamente dal punto di vista della prptezione di chi percepisce un reddito.
Partendo da lavoratori autonomi e imprenditori, passando per i lavoratori dipendenti, fino ad arrivare ai pensionati, per quasi tutti loro esistono delle tutele pubbliche, non sempre adeguate in realtà, per proteggerli dalle conseguenze economiche di un grave infortunio, che avvenga sul posto di lavoro oppure nel tempo libero.
Anche noi assicuratori ci dedichiamo a loro con grande solerzia proponendogli delle polizze infortuni studiate per minimizzare le aree di scopertura pubbliche e fornirgli il giusto supporto economico in caso di infortunio, soprattutto se grave.
Abituati all’idea, peraltro corretta, che bisogna proteggere il reddito delle persone, ci focalizziamo però solo su coloro che portano a casa i soldi, identificando il reddito con la busta paga, la pensione o il fatturato prodotto.
Ci dimentichiamo spesso di un’altra categoria di persone: le casalinghe
Pur senza una vera e propria busta paga, sono molto importanti per la gestione della casa e della famiglia, anche dal punto di vista economico.
Se non ci fossero loro, infatti, molti lavoratori dovrebbero pagare la donna delle pulizie, la badante per la gestione di eventuali malati in casa, la babysitter per accudire i bambini, la dogsitter per gli animali domestici e via dicendo.
Tutte persone che andrebbero pagate, a differenza delle casalinghe che lavorano gratis.
È difficile quantificare con precisione il valore economico del loro lavoro.
Proviamo allora a ragionare in termini inversi.
Cosa succederebbe alle casalinghe e alla loro famiglia se non fossero più in grado di dare il proprio contributo alla gestione quotidiana, ma necessitassero invece esse stesse di attenzioni e cure?
Come sempre, si crede che ci penserà lo Stato. Ed in effetti, anche per le casalinghe è prevista una tutela INAIL, per gli infortuni in ambito domestico.
Peccato però che in alcuni casi questa tutela sia di soli 102,06 € al mese!!!
A tanto ammonta infatti la rendita mensile per i casi meno gravi di invalidità, sempre che vengano rispettati i parametri imposti dalla legge.
Chi deve pagare la polizza?
È utile allora fare un passo indietro e capire bene come funziona l’assicurazione obbligatoria INAIL.
Innanzitutto vediamo chi è tenuto a pagarla e come.
Si tratta di un obbligo introdotto solo nel 1999 con la legge 493, ed il cui premio annuo, a partire dal 2019, ammonta a 24,00 €. Da pagare entro il 31 Gennaio di ciascun anno.
Sono esonerati dal pagamento, ma comunque coperti dall’assicurazione, solo i soggetti che, come recita il Decreto 15/09/2000 del Ministero del Lavoro, soddisfano entrambi i requisiti sotto indicati:
- Sono titolari di reddito lordo ai fini IRPEF non superiore a 4.648,11 € annui
- Appartengono ad un nucleo famigliare il cui reddito complessivo lordo ai fini IRPEF non sia superiore a 9.296,22 €
Per questi soggetti è sufficiente, ai fini della copertura assicurativa, la presentazione all’INAIL di domanda comprensiva di dichiarazione sostitutiva attestante la sussistenza dei requisiti reddituali.
Va precisato però che, a differenza di quanto accade per i lavoratori dipendenti, per gli infortuni in ambito domestico non vige il principio di automaticità della prestazione. Solo il pagamento del premio da parte della persona interessata, o l’autocertificazione per l’esonero del pagamento del premio, danno diritto al riconoscimento delle prestazioni, altrimenti in caso di infortunio non viene riconosciuta l’indennità INAIL.
A cosa hanno diritto gli assicurati?
Anche per gli infortuni in ambito domestico le prestazioni differiscono in base alle conseguenze dell’infortunio.
Si tratta di una di queste opzioni:
- Prestazione una tantum pari a 300 € nei casi di invalidità compresa tra il 6% ed il 15%.
- Rendita diretta per invalidità permanente, proporzionata all’entità dell’invalidità accertata. Va da un minimo di 106,02 € al mese ad un massimo di 1.292,90 € nei casi di invalidità al 100%. L’assegno, su cui non si pagano le tasse, è erogato solo se l’invalidità è di grado pari o superiore al 16%. Facendo un parallelo con le assicurazioni private è come avere una franchigia del 16%
- Assegno per assistenza personale continuativa ai titolari di rendita che abbiano specifiche patologie, pari a 547,75 €
- Rendita ai superstiti, assegno funerario e beneficio una tantum in caso di morte
Questo schema ricalca un pò quello che succede per i lavoratori dipendenti. Indennizzo una tantum per le invalidità lievi e rendita mensile nei casi più gravi.
A conti fatti però gli indennizzi per le casalinghe sono molto più bassi di quelli percepiti da un lavoratore dipendente. Soprattutto per le invalidità più basse.
La cosa che accomuna veramente la nostra casalinga al lavoratore dipendente è solo il fatto che non è previsto nessun indennizzo sotto il 6% di inabilità. Entrambi esclusi da una qualsiasi forma di tutela pubblica.
Si vuole far passare il concetto che quello delle casalinghe sia un vero e proprio lavoro, tanto che si fa pagare loro un premio per l’iscrizione obbligatoria all’assicurazione INAIL ma poi nel momento del bisogno vengono trattate come lavoratrici di serie B.
Avere un indennizzo non è nemmeno automatico. Oltre al danno fisico devono essere soddisfatte anche altri requisiti. L’assicurato deve:
- Avere un’età compresa tra i 18 ed i 67 anni. Tale limite di età è stato alzato a partire dal 01/01/2019. Prima l’età massima era di 65 anni.
- Non svolgere altra attività per la quale sussista l’obbligo di iscrizione ad un altro ente o cassa previdenziale. Cioè essere veramente una casalinga a tempo pieno.
- Avere subito un infortunio da cui sia derivata la morte o una inabilità permanente almeno pari al 6%.
- Essere in regola con il pagamento del premio.
Come avrai capito leggendo queste poche righe, anche per le casalinghe vige il principio che affidarsi alle sole tutele pubbliche non è più sufficiente.
Bisogna trovare un secondo supporto per evitare che eventi imprevisti possano nuocere pesantemente al bilancio famigliare. Soprattutto in caso di gravi invalidità.
Anche per le casalinghe il tema della protezione della propria salute e capacità di lavorare va affrontato in modo consulenziale per una corretta pianificazione assicurativa.
In primis per la copertura dal rischio infortuni, cioè dagli eventi imprevedibili per definizione.
Se è vero che pagando l’assicurazione INAIL c’è una prima forma di protezione e di indennizzo in caso di invalidità, è altrettanto vero che per poter far fronte alle spese quotidiane, per potersi curare al meglio e per non essere un peso per la propria famiglia, è sempre bene sottoscrivere anche una polizza privata.
Il mio consiglio è, come sempre, quello di proteggersi dagli eventi più impattanti, in primis una grave invalidità, scegliendo dei massimali sufficientemente alti da permetterti di compensare le spese che dovrai sostenere per recuperare il prima possibile l’efficienza fisica ed affrontare le spese conseguenti all’infortunio, spese sanitarie e non.
Basti pensare che dopo un infortunio potrebbero essere necessari lunghi cicli di fisioterapia e di accertamenti sanitari e visite specialistiche, che nella maggior parte dei casi bisogna pagare di tasca propria per non aspettare i tempi biblici della sanità pubblica.
O ancora ai casi in cui ci si ritrova su una sedia a rotelle e allora la propria abitazione deve essere modificata per facilitarne l’uso. Farsi pagare quelle spese da un’assicurazione privata è sempre meglio che dover attingere ai propri risparmi..
Potrei continuare a lungo con gli esempi concreti di situazioni nelle quali le casalinghe non sono ben tutelate dallo Stato. Non è mia intenzione farlo. Voglio solo fare passare il messaggio che anche per le casalinghe è necessario, come per tutte le categorie di lavoratori, integrare le tutele pubbliche con un’assicurazione privata per eliminare le conseguenze economiche negative di un infortunio. Soprattutto di quelli più gravi.
Bastano pochi euro al mese!
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