Se il valore delle polizze assicurative si valutasse in parole, le parole assicurative varrebbero 6 millesimi di euro.
È esperienza comune che l’importanza di ciò che viene detto e scritto non dipenda dalla quantità di parole utilizzate. I documenti importanti sono spesso tra i meno prolissi.
Ad esempio, l’intera Costituzione Italiana si compone di 9.210 parole ma alla parte dei principi fondamentali sono sufficienti 496 parole; la dichiarazione universale dei diritti dell’umanità si compone di 1.843 parole; i Dieci Comandamenti di 324 parole.
Ora, mettiamoci nei panni di una persona che deve comprare casa con un mutuo.
Quelle che seguono sono considerazioni da “quattro amici al bar”, senza alcuna pretesa tecnico-scientifica, ma sufficienti a far emergere un tema non banale nella sensibilità delle persone verso le “parole assicurative”.
Dunque, per comprare casa so che dovrò firmare il contratto di compravendita della casa ed il contratto di mutuo. Inoltre, anche se l’obbligo è solo per la polizza incendio, so che la banca mi proporrà una polizza più “completa” della “sua” compagnia.
Per prepararmi, vado su internet e scarico un testo di compravendita ed il set contrattuale della polizza “multirischi della casa” di una delle compagnie top del mercato.
Apro il contratto di compravendita e tramite l‘apposita funzione di Windows10 verifico che si compone di circa 2.640 parole. Come si dice, “vuoto per pieno”.
Poi apro il fascicolo informativo della polizza multirischi della casa. Al solo vedere il numero di pagine mi viene voglia di lasciar stare! Si tratta, infatti, di 136 pagine per 53.598 parole. Circa 20 volte il numero di parole del rogito. Più di 5 volte l’intera Costituzione Italiana!
Possibile che per il contratto di una polizza della casa da qualche centinaia di euro siano necessarie 20 volte le parole del contratto con il quale acquisto la casa stessa? Non dovrebbe esserci una ragionevole proporzione sia di complessità che di “senso economico”?
Il valore medio di una casa da 100mq (dato pubblicato da un sito immobiliare on line) è di circa 200.000 euro mentre il costo di una polizza multirischi di una casa della stessa metratura (dato pubblicato da un comparatore on line) è di circa 300 euro (utilizzando il valore più alto della “forchetta”).
Pertanto, ad ogni parola del rogito corrisponde un valore di circa 76 Euro mentre ad ogni parola del contratto assicurativo corrisponde un valore di circa 0,006 Euro. Cioè oltre 12.000 volte di meno.
L’esercizio è estemporaneo, tra elementi disomogenei, quindi nulla di scientifico. Tuttavia evidenzia bene la percezione delle persone: “Per una spesa di 300 Euro dovrei leggere più di 53.000 parole!?”
Come giustificare una tale “leggerezza” delle “parole assicurative” e come possiamo chiedere ai clienti di comprendere il significato complessivo di una simile valanga di parole?
Non avrà piuttosto la sensazione di un labirinto che sembra fatto apposta per confonderlo e non fargli capire come stanno le cose?
Sul tema vi sono stati vari interventi di diverse Autorità. Possiamo dire che sono stati positivi per il cliente?
Insomma, se le parole hanno un valore e l’attenzione delle persone è proporzionale ad esso, non possiamo che concludere che le “parole assicurative” sono così leggere da far perdere a chiunque la voglia di leggerle. Siete d’accordo?
Le innumerevoli parole sono necessarie, le normative lo impongono. La capacità di sintesi nella comunicazione delle normative e delle condizioni assicurative è prerogativa del consulente assicurativo, la legge del “fare bene” l’assicuratore, cercando di non tediare il Cliente, lo impone.
Le normative impongono che le condizioni di polizza contengano determinate informazioni, siamo pienamente d’accordo. A suo avviso sarebbe possibile scrivere condizioni di polizza rispettose delle normative con meno parole ed un linguaggio più semplice, nel senso di maggiormente comprensibile anche dai non addetti ai lavori, visto che è per loro che vengono scritte?
Nonostante IDD quasi mai la finalità principale delle Compagnia è farsi comprendere, piuttosto limitare richieste danni e contenziosi (ma lo tsunami sta arrivando…). Fornitori e distributori sono lontanissimi da essere rispettosi della normativa IDD, sia lato comprensione delle reali esigenze dei clienti, sia lato corrispondenza tra prodotto adeguato e polizza venduta. Le Compagnie italiane spesso fanno hanno questionari o percorsi IDD inutili e polizze scritte malissimo, interessate più a vendere la garanzia assistenza che a trasferire rischi gravi e severi per l’assicurato… gli intermediari spesso sono succubi delle mandanti che dividono ed imperano, mentre piccolissimi imprenditori – incapaci di condividere portafogli e competenze – per aiutare i propri clienti devono ogni giorno diventare specialisti di ermeneutica prima ancora che risk manager, psicologi e venditori!
Pienamente d’accordo con te, Alessandro! Siamo ancora molto lontani dalla comprensione e dal rispetto della IDD e quindi dal proporre sempre e comunque soluzioni assicurative realmente adeguate alle esigenze del cliente e per lui sostenibili economicamente nel tempo. Alla scarsa conoscenza della IDD, a mio avviso, si aggiunge la difficoltà dell’intera filiera a tenere conto dell’ancora scarso livello di consapevolezza del rischio presente in Italia e, quindi, della scarsa attitudine a partire da lì, dalla consapevolezza. Senza consapevolezza di avere un problema non può esserci ricerca di una soluzione e qualunque soluzione proposta finirà per sembrare, agli occhi del cliente, una vendita forzata. Tanto più quando la documentazione a corredo è di difficile comprensione.
Il problema non è solo la quantità ma soprattutto la qualità! Linguaggio “assicurese” è incomprensibile, credo, anche per chi lo utilizza nello scrivere i testi di polizza.
Elmo, auguriamoci che almeno chi scrive le condizioni di polizza sia pienamente padrone del linguaggio che usa! 😉
Bravo Roberto e Brava Luisa che pubblica sempre articoli con “un certain regard”. L’information overload, ormai diffuso nell’era di internet impedisce alle persone di fare scelte e decisioni veloci e consapevoli. Meno parole una polizza contiene e più è efficace ed ampia, oltre ad essere leggibile. Che nostalgia delle polizze all risks….
Per togliere l’impatto delle “139pagine” e più sarebbe sufficiente che le CG fossero concepite modulari in modo da allegare solo le parti interessate al contraente non ingolfando inutilmente la comunicazione. Se poi a ogni articolo esclusioni/inclusioni venisse aggiunto un riepilogo schematico forse la comprensione dello strettamente necessario ringrazierebbe.